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Tuesday, October 3, 2017

Metallus / March 2016




SOURCE


Moonsorrow: “L’Età Degli Dei” – Intervista a Ville Sorvali


Forti della prossima pubblicazione dell’album “Jumalten Aika”, letteralmente “L’Età Degli Dei”, abbiamo raggiunto telefonicamente Ville Sorvali (basso e voce) per parlare di questo album e di un gruppo che arriva a quindici anni di storia mantenendo una coerenza invidiabile.

Ciao e benvenuto su Metallus! Grazie mille per il tuo tempo. Come stai?
Molto bene, grazie! Figurati, è un piacere.

Sono passati cinque anni dal vostro ultimo disco prima di “Jumalten Aika”:cos’è successo in questo lasso di tempo?
Beh, è che siamo dei pigroni… Abbiamo cominciato a lavorare a questo disco nel 2012 ma ad un certo punto abbiamo capito che il materiale che avevamo composto fino a quel momento non ci andava più bene quindi abbiamo ricominciato da zero, dopo un break per trovare la direzione giusta. Siamo arrivati nel 2014 capendo che le canzoni che stavamo componendo erano quelle giuste, ciò che volevamo.

C’è un forte legame fra questo “Jumalten Aika” e i primi dischi, più di quello che c’era fra gli ultimi dischi e i precedenti. Cosa puoi dirci a riguardo?
Volevamo fare un album più grezzo ed energico, ma volevamo anche evitare di comporre un unico lungo brano. Volevamo comporre cinque canzoni diverse fra di loro, di modo che le singole canzoni potessero essere ascoltate e apprezzate anche in modo singolo, non necessariamente inserite nel flusso dell’album.

Penso che il black metal sia ancora forte e chiaro nella vostra musica: ti chiedo cosa è per te, artista, il black metal al giorno d’oggi?
Ci sono tanti elementi satanici nella nostra musica ma non solo per questo può essere considerato black metal. Siamo tutti cresciuti col black metal degli anni ’90, quello originale, che è stato importante per tutti noi. Direi che il black metal sia qualcosa di emozionale che non puoi spiegare a chi non sa cosa sia il black metal: io ci ho provato e credimi quando ti dico che è inutile. O ti tocca dentro o non ti tocca c’è poco da fare.

Leggendo la press release ho trovato una frase che mi ha molto colpito e che dice “successfully avoiding the stereotypical “It’s party time!” kind of folk metal”. Pensi che sia stato fatto un uso troppo disinvolto degli elementi folk nella musica metal?
Quando si è iniziato a proporre folk metal, subito molti gruppi hanno iniziato a riprodurre in modo abbastanza sbrigativo quello che inizialmente era un approccio originale al metal e alla musica tradizionale. Il problema fondamentale è che ci sono un sacco di band che non hanno propri pezzi originali ma tende a copiare in maniera sterile altri gruppi. Per me è fastidioso il fatto che questi gruppi non vogliano proporre un loro sound personale e che utilizzino questo approccio “It’s party-time! folk metal”. Non vogliamo essere accomunati a loro: abbiamo usato alcune melodie folk più accessibili e allegre in tre album e probabilmente abbiamo contribuito anche a creare questo mostro di folk metal. Ma siamo stanchi di quello, vogliamo fare qualcosa di diverso, senza comunque rinnegare la strada che abbiamo intrapreso anni fa.

Parlando del disco, potresti parlarci dei testi di questo nuovo lavoro?
Volevamo costruire le storie dell’album basandoci su miti esistenti ma senza ricalcarne esattamente la storia che tutti ormai conoscono. Ne abbiamo preso degli elementi, li abbiamo interpretati e abbiamo costruito delle storie attorno ad essi. Penso che il tema generale di questo “Jumalten Aika” sia il tempo in cui gli umani cominciarono a chiedersi e a spiegare cosa succedeva intorno a loro, specie dal punto di vista dei fenomeni naturali: qui è quando crearono gli dei e gli dei diventarono parte dell’umanità.

Parliamo un po’ delle canzoni. Adoro la title-track, con le sue tastiere che riportano alla mente il sound black metal degli anni ’90: era il vostro proposito?
Hai assolutamente ragione, sai? Volevamo cominciare il CD con qualcosa di classicamente Moonsorrow ma che poi cambiasse molto repentinamente. Ci sono sicuramente molte influenze di quel tipo di black metal. L’inizio è quasi allegro e rassicurante ma poi all’improvviso qualcosa di malefico spunta da dietro l’angolo

La mia canzone preferita è la seconda, “Ruttolehto” , specie per la sezione centrale, molto d’atmosfera…
Quella sezione del brano rappresenta una sorta di trance sciamanica, qualcosa che non avevamo mai fatto prima. Ecco perché abbiamo chiamato Jonne Järvelä dei Korpiklaani quasi come fosse un reverendo per officiare questa cerimonia: siamo molto soddisfatti del risultato finale.

Un altro brano che adoro è la finale “Ihmisen Aika (Kumarrus Pimeyteen)”, con quel suono potente di batteria, epico, che mi ricorda qualcosa di classico come i Cirith Ungol e i Manilla Road: ci sono legami con questa musica degli anni ’80?
Il principale compositore, Henri (Sorvali) non ascolta tanto quel genera di musica ma di sicuro la conosce. Siamo arrivati a un punto in cui sapevamo di voler includere dell’heavy metal nell’album: il classic heavy metal (non il power) è ciò da cui tutti noi deriviamo e ciò da cui tutte le sottocategorie di metal derivano. E’ stato come fare un tributo al classic heavy metal.

Nella limited edition ci sono un paio di cover (“Soulless” dei Grave e “Non Serviam” dei Rotting Christ): perché queste canzoni?
Le abbiamo scelte spontaneamente il primo giorno di registrazioni in studio perché sono canzoni importanti per noi: siamo stati influenzati da questi gruppi prima che i Moonsorrow nascessero. Sono canzoni grandiose e volevamo rendergli il dovuto rispettoso tributo però trattandole alla maniera dei Moonsorrow, ovviamente, che significa portare il sound originale al nostro livello.

Avete prodotto il disco: cosa puoi dirci riguardo questo processo?
La maggior parte della produzione era stata fatta prima della registrazione: quando scriviamo e arrangiamo le canzoni ci immaginiamo già come devono suonare i vari elementi così, occupandoci della maggior parte delle cose prima, in studio possiamo dedicarci soltanto a usare strumentazioni professionali per ottenere il meglio da ciò che suoniamo e riprodurre la musica arrangiata che avevamo sui demo. Non so da dove vengono tutti i dettagli del suono che abbiamo sul disco ma è ciò che avevamo in mente prima di incidere e questa è la filosofia dei Moonsorrow nel 2016.

So che sarete in tour coi Korpiklaani in aprile: vi vedremo anche in Italia?
Ho appena controllato e sfortunatamente stavolta non passeremo lì da voi: penso che nel prossimo tour o per qualche festival ci sarà l’opportunità, spero. Il problema è che il tempo è sempre tiranno e noi vorremmo venire in Italia perché abbiamo molti fan lì e ci piace il vostro pubblico.

Il vostro primo disco, “Suden Uni”, è uscito quindici anni fa e secondo me è stato chiudere un cerchio, per quanto riguarda il sound, con questo “Jumalten Aika”: come puoi descrivere la vostra evoluzione di sound e della band da quell’album ad ora?
L’evoluzione che abbiamo avuto era impensabile, ai tempi, perché ogni volta che registravamo un album dimenticavamo ciò che avevamo fatto in precedenza per concentrarci su ciò cui stavamo lavorando in quel momento. Ci sono stati drammatici cambi di sound come per esempio fra “Kivenkantaja” e “Verisäkeet”: due album completamente differenti. Penso che l’evoluzione principale sia stata arrivare a canzoni atmosferiche, epiche, dalle molte sfaccettature riuscendo poi però a ripulirle da tutte le cose non necessarie.

Quali sono le sfide e le difficoltà di suonare dal vivo canzoni così lunghe?
Prima delle prove per i live dobbiamo sempre compiere molti ri-arrangiamenti: pensa che in alcune canzoni ci sono 100 tracce separate ma le persone sul palco sono comunque solo 5 perciò è problematico. Considera che non vogliamo usare assolutamente delle basi. Ci siamo dovuti rendere conto di quali sono le melodie e le parti essenziali ed importanti delle canzoni e i suoni di tastiera che fanno rendere la canzone. Un lavoraccio, ma alla fine devi memorizzare la canzone in questa maniera e questa posso dirti che è la vera sfida, portare on stage queste canzoni.

Grazie mille. Puoi lasciare un messaggio ai fan italiani!
Scusate per il tempo trascorso dall’ultimo album e per la nostra prossima mancanza in Italia durante il tour ma prometto che verremo presto da voi e che i Moonsorrow vi amano. Grazie mille.

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