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Moonsorrow: “L’Età Degli Dei” – Intervista a Ville Sorvali
Forti della prossima pubblicazione dell’album “Jumalten Aika”, letteralmente “L’Età Degli Dei”, abbiamo raggiunto telefonicamente Ville Sorvali
(basso e voce) per parlare di questo album e di un gruppo che arriva a
quindici anni di storia mantenendo una coerenza invidiabile.
Ciao e benvenuto su Metallus! Grazie mille per il tuo tempo. Come stai?
Molto bene, grazie! Figurati, è un piacere.
Sono passati cinque anni dal vostro ultimo disco prima di “Jumalten Aika”:cos’è successo in questo lasso di tempo?
Beh, è che siamo dei pigroni… Abbiamo
cominciato a lavorare a questo disco nel 2012 ma ad un certo punto
abbiamo capito che il materiale che avevamo composto fino a quel momento
non ci andava più bene quindi abbiamo ricominciato da zero, dopo un
break per trovare la direzione giusta. Siamo arrivati nel 2014 capendo
che le canzoni che stavamo componendo erano quelle giuste, ciò che
volevamo.
C’è un forte legame fra questo
“Jumalten Aika” e i primi dischi, più di quello che c’era fra gli ultimi
dischi e i precedenti. Cosa puoi dirci a riguardo?
Volevamo fare un album più grezzo ed
energico, ma volevamo anche evitare di comporre un unico lungo brano.
Volevamo comporre cinque canzoni diverse fra di loro, di modo che le
singole canzoni potessero essere ascoltate e apprezzate anche in modo
singolo, non necessariamente inserite nel flusso dell’album.
Penso che il black metal sia
ancora forte e chiaro nella vostra musica: ti chiedo cosa è per te,
artista, il black metal al giorno d’oggi?
Ci sono tanti elementi
satanici nella nostra musica ma non solo per questo può essere
considerato black metal. Siamo tutti cresciuti col black metal degli
anni ’90, quello originale, che è stato importante per tutti noi. Direi
che il black metal sia qualcosa di emozionale che non puoi spiegare a
chi non sa cosa sia il black metal: io ci ho provato e credimi quando ti
dico che è inutile. O ti tocca dentro o non ti tocca c’è poco da fare.
Leggendo la press release ho
trovato una frase che mi ha molto colpito e che dice “successfully
avoiding the stereotypical “It’s party time!” kind of folk metal”. Pensi
che sia stato fatto un uso troppo disinvolto degli elementi folk nella
musica metal?
Quando si è iniziato a proporre folk
metal, subito molti gruppi hanno iniziato a riprodurre in modo
abbastanza sbrigativo quello che inizialmente era un approccio originale
al metal e alla musica tradizionale. Il problema fondamentale è che ci
sono un sacco di band che non hanno propri pezzi originali ma tende a
copiare in maniera sterile altri gruppi. Per me è fastidioso il fatto
che questi gruppi non vogliano proporre un loro sound personale e che
utilizzino questo approccio “It’s party-time! folk metal”. Non vogliamo
essere accomunati a loro: abbiamo usato alcune melodie folk più
accessibili e allegre in tre album e probabilmente abbiamo contribuito
anche a creare questo mostro di folk metal. Ma siamo stanchi di quello,
vogliamo fare qualcosa di diverso, senza comunque rinnegare la strada
che abbiamo intrapreso anni fa.
Parlando del disco, potresti parlarci dei testi di questo nuovo lavoro?
Volevamo costruire le storie dell’album
basandoci su miti esistenti ma senza ricalcarne esattamente la storia
che tutti ormai conoscono. Ne abbiamo preso degli elementi, li abbiamo
interpretati e abbiamo costruito delle storie attorno ad essi. Penso che
il tema generale di questo “Jumalten Aika” sia il tempo in cui gli
umani cominciarono a chiedersi e a spiegare cosa succedeva intorno a
loro, specie dal punto di vista dei fenomeni naturali: qui è quando
crearono gli dei e gli dei diventarono parte dell’umanità.
Parliamo un po’ delle canzoni.
Adoro la title-track, con le sue tastiere che riportano alla mente il
sound black metal degli anni ’90: era il vostro proposito?
Hai assolutamente ragione, sai? Volevamo
cominciare il CD con qualcosa di classicamente Moonsorrow ma che poi
cambiasse molto repentinamente. Ci sono sicuramente molte influenze di
quel tipo di black metal. L’inizio è quasi allegro e rassicurante ma poi
all’improvviso qualcosa di malefico spunta da dietro l’angolo
La mia canzone preferita è la seconda, “Ruttolehto” , specie per la sezione centrale, molto d’atmosfera…
Quella sezione del brano rappresenta una
sorta di trance sciamanica, qualcosa che non avevamo mai fatto prima.
Ecco perché abbiamo chiamato Jonne Järvelä dei Korpiklaani quasi come
fosse un reverendo per officiare questa cerimonia: siamo molto
soddisfatti del risultato finale.
Un altro brano che adoro è la finale “Ihmisen
Aika (Kumarrus Pimeyteen)”, con quel suono potente di batteria, epico,
che mi ricorda qualcosa di classico come i Cirith Ungol e i Manilla
Road: ci sono legami con questa musica degli anni ’80?
Il principale compositore, Henri
(Sorvali) non ascolta tanto quel genera di musica ma di sicuro la
conosce. Siamo arrivati a un punto in cui sapevamo di voler includere
dell’heavy metal nell’album: il classic heavy metal (non il power) è ciò
da cui tutti noi deriviamo e ciò da cui tutte le sottocategorie di
metal derivano. E’ stato come fare un tributo al classic heavy metal.
Nella limited edition ci sono un paio di cover (“Soulless” dei Grave e “Non Serviam” dei Rotting Christ): perché queste canzoni?
Le abbiamo scelte spontaneamente il
primo giorno di registrazioni in studio perché sono canzoni importanti
per noi: siamo stati influenzati da questi gruppi prima che i Moonsorrow
nascessero. Sono canzoni grandiose e volevamo rendergli il dovuto
rispettoso tributo però trattandole alla maniera dei Moonsorrow,
ovviamente, che significa portare il sound originale al nostro livello.
Avete prodotto il disco: cosa puoi dirci riguardo questo processo?
La maggior parte della produzione era
stata fatta prima della registrazione: quando scriviamo e arrangiamo le
canzoni ci immaginiamo già come devono suonare i vari elementi così,
occupandoci della maggior parte delle cose prima, in studio possiamo
dedicarci soltanto a usare strumentazioni professionali per ottenere il
meglio da ciò che suoniamo e riprodurre la musica arrangiata che avevamo
sui demo. Non so da dove vengono tutti i dettagli del suono che abbiamo
sul disco ma è ciò che avevamo in mente prima di incidere e questa è la
filosofia dei Moonsorrow nel 2016.
So che sarete in tour coi Korpiklaani in aprile: vi vedremo anche in Italia?
Ho appena controllato e sfortunatamente
stavolta non passeremo lì da voi: penso che nel prossimo tour o per
qualche festival ci sarà l’opportunità, spero. Il problema è che il
tempo è sempre tiranno e noi vorremmo venire in Italia perché abbiamo
molti fan lì e ci piace il vostro pubblico.
Il vostro primo disco, “Suden
Uni”, è uscito quindici anni fa e secondo me è stato chiudere un
cerchio, per quanto riguarda il sound, con questo “Jumalten Aika”: come
puoi descrivere la vostra evoluzione di sound e della band da
quell’album ad ora?
L’evoluzione che abbiamo avuto era
impensabile, ai tempi, perché ogni volta che registravamo un album
dimenticavamo ciò che avevamo fatto in precedenza per concentrarci su
ciò cui stavamo lavorando in quel momento. Ci sono stati drammatici
cambi di sound come per esempio fra “Kivenkantaja” e “Verisäkeet”: due
album completamente differenti. Penso che l’evoluzione principale sia
stata arrivare a canzoni atmosferiche, epiche, dalle molte sfaccettature
riuscendo poi però a ripulirle da tutte le cose non necessarie.
Quali sono le sfide e le difficoltà di suonare dal vivo canzoni così lunghe?
Prima delle prove per i live dobbiamo
sempre compiere molti ri-arrangiamenti: pensa che in alcune canzoni ci
sono 100 tracce separate ma le persone sul palco sono comunque solo 5
perciò è problematico. Considera che non vogliamo usare assolutamente
delle basi. Ci siamo dovuti rendere conto di quali sono le melodie e le
parti essenziali ed importanti delle canzoni e i suoni di tastiera che
fanno rendere la canzone. Un lavoraccio, ma alla fine devi memorizzare
la canzone in questa maniera e questa posso dirti che è la vera sfida,
portare on stage queste canzoni.
Grazie mille. Puoi lasciare un messaggio ai fan italiani!
Scusate per il tempo trascorso
dall’ultimo album e per la nostra prossima mancanza in Italia durante il
tour ma prometto che verremo presto da voi e che i Moonsorrow vi amano.
Grazie mille.
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